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  • Immagine del redattoreKevin Feragotto

Vigneti Pittaro, la verticale dello Spumante Metodo Classico "Etichetta Oro"

Aggiornamento: 23 dic 2022

Una degustazione emozionante, condotta dall'enologo Stefano Trinco, sull'etichetta di punta dell'Azienda, con l'assaggio di 5 annate: 2016, 2013,2012, 2010, 2008, 1990.


E’ una relazione lunga 35 anni quello che lega l’enologo Stefano Trinco alla Famiglia Pittaro, proprietaria dell’omonima cantina di Codroipo (Vigneti Pietro Pittaro)

Un legame forte, basato sulla fiducia reciproca ma anche su un principio condiviso, che è alla base della “buona imprenditoria”: quello che oggi viene definito – tanto per usare un termine anglosassone – continuous improvement.

Un “miglioramento continuo” che deriva da errori divenuti esperienza, un processo lento – e faticoso – che negli anni ha portato all’attuazione di diverse modifiche, sia sul “campo” che in “cantina”, come la predilezione assoluta dello Chardonnay come vitigno per la produzione dello Spumante Metodo Classico “Etichetta Oro” (dal 2012).




Lo Spumante Metodo Classico Etichetta Oro: degustazione di 5 annate


Una scelta “guidata” dal costante aumento delle temperature e dalla imprevedibilità degli eventi atmosferici, nonché dal mercato: rispetto alla Francia – dove Stefano si è (più volte) formato – in Italia si tende a prediligere spumanti più rotondi, meno prorompenti sul fronte delle acidità.


Ed è proprio la morbidezza una delle caratteristiche distintive dello Spumante “Etichetta Oro”, una morbidezza resa possibile sia dalla fermentazione malolattica – che smussa anche gli angoli più spigolosi – sia dall’introduzione del legno nel processo di fermentazione, con una parte delle uve (tra il 15 e il 25%) che viene vinificata in botti di legno usate, di 3-4 anni.


La “mano” di Stefano, si sente in ogni assaggio – dall’annata più e meno recente.

Ogni bottiglia stappata, rivela continuità, anche nei descrittori olfattivi: ritroviamo – su note più o meno mature – la crosta di pane, la mela cotogna e la nocciola tostata.

Sfumature, accompagnate da suggestioni agrumate (limone e mandarino) ed esotiche (ananas, litchi e papaya, in particolare), fino ad arrivare alla frutta secca e disidratata nel caso della (sbalorditiva) 1990 – che nonostante i 32 anni “sulle spalle” era ancora in ottima forma, senza marcate ossidazioni.




Annata 2010, la migliore per equilibrio e raffinatezza


Tra le annate che hanno preso parte alla verticale (2016, 2013, 2012 2010, 2008 e 1990), spicca per equilibrio e raffinatezza la 2010. 64 mesi sui lieviti, 80% Chardonnay e 20% Pinot Bianco: un ingresso setoso ed avvolgente, con una bollicina finissima, che ripropone anche al palato quelle note di croissant e vaniglia prima percepite all’olfatto.




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